Il 29 ottobre scorso, il governo israeliano ha annunciato la concessione, alla multinazionale di Stato italiana Eni (Ente Nazionale Idrocarburi), di una licenza di esplorazione e sfruttamento dei giacimenti di gas nel mare al largo della Striscia di Gaza. Tali giacimenti, in conformità con le disposizioni della “Convenzione dell’ONU sul diritto del mare” [ UNCLOS ], rientrano a pieno titolo nei confini marittimi della di Palestina.
Il giacimento palestinese di Gaza Marine è uno dei primi giacimenti di gas scoperti nella regione del Mediterraneo orientale ma, nonostante questa scoperta risalga al 2000, le sue risorse, stimate in 32 miliardi di metri cubi di gas naturale, non sono state sfruttate perché lo Stato israeliano, a partire dal 2007, ha imposto il blocco dell’installazione delle infrastrutture necessarie per l’estrazione del gas.
Il 6 febbraio, 4 gruppi palestinesi per i diritti umani – Al Mezan Center for Human Rights, Al Haq, Palestinian Centre for Human Rights (PCHR) e Adalah (Giustizia in arabo) – hanno denunciato che il governo israeliano distribuisce concessioni in territori che non sono di sua proprietà e hanno diffidato Eni, Dana Petroleum Limited e Ratio Petroleum “dall’intraprendere qualsiasi attività nelle aree della Zona G che ricadono nelle aree marittime dello Stato di Palestina” e hanno affermato che quest’eventualità “costituirebbe una flagrante violazione del diritto internazionale”.
Il governo fascista Meloni, tramite il ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale Antonio Tajani, ha dichiarato nelle scorse settimane: “L’approvvigionamento energetico è cruciale per lo sviluppo di questo Paese e di tutto il Mediterraneo, e la presenza dell’Eni è importante”… “Nella prima metà del 2023 si è svolta un gara internazionale per l’assegnazione di blocchi esplorativi nelle aree offshore di Israele, nelle cui acque sono attivi già diversi operatori internazionali. Alla scadenza, fissata a luglio 2023, il consorzio che comprende Eni e altri due operatori internazionali ha presentato offerte per due delle quattro zone esplorative messe in gara. A fine ottobre, il governo israeliano ha comunicato l’assegnazione della cosiddetta ‘zona G’ a tale consorzio”. Il contratto con L’Eni sarebbe in via di conclusione.
L’imperialismo italiano considera necessario, ai fini della difesa dei propri “interessi nazionali”, una presenza sempre più intraprendente a livello economico e militare nel Mar Mediterraneo. Nello specifico, il contratto con l’Eni si accompagna all’invio delle navi militari italiane al largo della Palestina.
La guerra condotta dallo Stato fascista d’Israele contro il popolo palestinese vede appoggio e complicità nelle varie potenze imperialiste. Questo a partire dagli USA, ma come evidenziato dal contratto con l’ENI, anche da parte dello Stato italiano.
L’eroica resistenza armata del popolo Palestinese contro il tentativo genocida in atto sta trovando una crescente solidarietà non solo sul piano internazionale, ma anche nel nostro stesso paese.
Alla penetrazione economica e militare dell’imperialismo italiano, corrisponde una crescente repressione nei confronti delle iniziative di solidarietà. Questo a dimostrazione che proiezione imperialista, imprese guerrafondaie e repressione e fascismo sul piano interno, procedono di pari passo anche nel caso di un imperialismo marginale come quello italiano.
Una coerente e concreta solidarietà con la resistenza del popolo palestinese non può quindi alimentarsi con illusori o ipocriti appelli rivolti al governo fascista e guerrafondaio in carica, affinché prenda posizione contro il genocidio in atto, ma deve necessariamente porre al centro la lotta, oltre che contro tutte le potenze imperialiste (Cina e Russia comprese) che di fatto appoggiano lo Stato israeliano, soprattutto contro l’imperialismo italiano e il fascismo montante nel nostro paese.