Traduzione non ufficiale da The red Herald
A Nova Democracia (AND) ha riferito di un megaprogetto di saccheggio ed esproprio a Bahia, che mostra l’alleanza tra una parte del latifondo brasiliano e il social-imperialismo cinese. Le numerose minacce che presenta sono state scoperte perché The Intercept Brasil ha riportato che “ci sono 116 territori sull’isola di Itaparica minacciati e 45 sono gli impatti negativi elencati (…) come sfratti, violazioni di luoghi di culto, demolizioni, degrado ambientale, per non parlare del razzismo e dell’intolleranza religiosa”.
Per la realizzazione del progetto è stato creato il consorzio Ponte Salvador-Itaparica, con un accordo che coinvolge “il governo di Bahia, China Railway 20th Bureau Group Corporation e China Communications Construction Company”. AND riferisce inoltre che “quest’ultima ha partecipato direttamente all’incursione social-imperialista e monopolistica cinese a Cajueiro, una zona rurale di São Luís, nel Maranhão, con l’obiettivo di espellere i contadini e costruirvi un porto”.
Alcuni dei territori sono elencati come patrimonio dei popoli della zona, come Ilê Tuntun Olukotun e Omo Ilê Agbôula. I contadini indigeni, i pescatori e i Quilombolas della regione hanno denunciato che le loro rivendicazioni sono state ignorate e di essere stati vittime di speculazioni dal 2019 con l’intrusione dei monopoli cinesi. AND riferisce che chi si è opposto o può rappresentare un ostacolo per questi interessi viene minacciato. È il caso di un sacerdote che “è stato minacciato con una telefonata in cui si diceva che lo avrebbero costretto a pagare tra i 3.000 e i 5.000 reais o sarebbe ”scomparso insieme agli abitanti della sua comunità”.
La connivenza dello Stato, con il latifondo e l’imperialismo è evidente. A sua volta, a Bahia si registra un gran numero di crimini da parte degli scagnozzi utilizzati dai grandi proprietari terrieri. Ad esempio, AND cita il caso della leader quilombola Mãe Bernadete Pacifico, uccisa a colpi di pistola in casa sua nel 2023 da sicari del latifondo e del Movimento Invasão Zero.
Anche altri territori quilombola in questa regione interessata dal megaprogetto sono stati invasi da sicari che hanno circondato il territorio, ma i quilombola hanno resistito e gli invasori hanno desistito dal prendere la zona, pur mantenendo l’assedio. Da parte loro, il governo statale e i monopoli cinesi affermano di aver incontrato i “leader locali”, cosa che i movimenti sociali e le organizzazioni della zona negano.
AND ricorda che “l’espansione del social-imperialismo e del monopolio cinese a Bahia non è nuova e non ha fatto altro che crescere con il governo che agisce come suo servitore”. Questo fa sì che “la Cina, come potenza, si stia espandendo in Brasile, e soprattutto a Bahia, distruggendo l’ambiente naturale e saccheggiando le risorse, realizzando superprofitti e ‘facilitando’ le opere per la casta reazionaria dei burocrati in cambio della sofferenza della maggioranza della popolazione”.