La Flotilla ha assunto un significato simbolico sul piano internazionale: quello di una contrapposizione, pur pacifica, coerente e determinata sul piano politico e diplomatico nei confronti dello Stato genocida d’Israele. Questo significato e la sua portata politica non sono sfuggite al governo nazi-sionista di Netanyahu che, in un crescendo di minacce, intimidazioni e tentativi di sabotaggio, ha sostenuto che la Flotilla sta operando al servizio della resistenza palestinese e che come tale lo Stato d’Israele non esiterà, se necessario, a bloccarne la navigazione ricorrendo eventualmente alla forza.
Sin dall’inizio questa possibilità era stata messa in conto ed in molti, a partire dai portuali dell’USB di Genova, avevano dichiarato: “se Israele fermerà la Flotilla bloccheremo tutto!”. Dopo è arrivato il 22 settembre che ha lasciato intravedere che questa indicazione non è la solita propaganda di scioperi generali dei sindacati di base, nei fatti inesistenti, ma un appello che può realmente concretizzarsi e in tal caso divenire devastante per la casta dei governanti, dei partiti di potere e dei sindacati confederali, in primis la CGIL. Riguardo a quest’ultima è difficile infatti non interpretare lo sciopero fasullo del 19 settembre come un’operazione volta a sabotare lo sciopero generale del 22.
Il 22 settembre ha segnato una svolta nella politica italiana: se da un lato sono scesi in campo settori di giovani, lavoratori, masse popolari che non avevano sino a quel giorno partecipato alle mobilitazioni a sostegno del popolo palestinese, dall’altro si respirava un’po’ di aria fresca, pulita, come il vento che sta attraversando in questo mese di settembre la Palestina con la sua l’indomita resistenza, ma che sta percorrendo anche un numero crescente di paesi in tutto il mondo, dall’Asia, all’Africa, dall’America Latina al Centro America. Un vento di ribellione e di rivoluzione di Nuova Democrazia (India, Filippine, Perù, Turchia) contro il fascismo (vedi America Latina a partire dalle lotte contro Noboa) e il socialfascismo (vedi Nepal) e contro l’imperialismo USA, russo, cinese, ecc., che alimentano il capitalismo burocratico nella maggior parte dei paesi oppressi del mondo. Per questo il 22 settembre ha creato un’enorme preoccupazione nel governo fascista, nel PD e nei sindacati confederali. La Flotilla sta diventando per questi soggetti una bomba a orologeria da disinnescare al più presto e a tutti i costi. Sono quindi iniziate le grandi manovre per affondare il significato simbolico assunto da questa missione, lasciando intravedere come contropartita una qualche possibilità di consegna degli aiuti umanitari, gestita peraltro dagli stessi complici dello Stato israeliano. È partita una nave militare dall’Italia che si sta dirigendo verso la Flotilla con lo scopo, si afferma, di garantirne l’incolumità. È abbastanza chiaro che il suo scopo reale è di cercare, in collaborazione con lo Stato d’Israele, di tenere lontana la Flotilla dalla sua prevista destinazione, facendo balenare la mediazione del “Patriarcato Latino di Gerusalemme” per portare gli aiuti a termine. Adesso si è mosso lo stesso Presidente della Repubblica per cercare di garantire un minimo di autorità morale a una proposta che, certo, non poteva essere fatta da Giorgia Meloni senza venire immediatamente e largamente cestinata.
Il PD si è subito schierato a sostegno di questa proposta e in tal modo è venuto alla luce anche un lato di tale partito sino ad adesso rimasto nascosto, quello della sua funzione, nella Flotilla, di cavallo di troia per passivizzare e neutralizzare la stessa missione sventolando la bandiera palestinese. I gruppi opportunisti che avevano salutato gli scioperi (farsa) della CGIL del 19 settembre, la presenza dei parlamentari PD tra i componenti della Flotilla e la “sensibilità” verso la causa palestinese espressa almeno da una parte di questo ignobile partito, si ritrovano adesso a dover fare i conti e scegliere se seguire la linea della pacificazione della missione al servizio degli Stati imperialisti (in primo luogo quello italiano) e d’Israele, oppure scegliere quella della necessità di portarla avanti coerentemente sino a smascherare ulteriormente lo Stato genocida d’Israele e a contribuire così ad una nuova avanzata generale della lotta a sostegno della resistenza palestinese.
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