Pubblichiamo un significativo articolo che evidenzia la presenza del semifeudalesimo nelle campagne di vari paesi europei. [Traduzione non ufficiale, da https://redherald.org/2023/05/24/eu-agriculture-relies-on-the-superexploitation-of-seasonal-migrant-workers/].

24 maggio, 2023. Secondo uno studio  dall’ONG Oxfam, gli operai stagionali che lavorano nell’agricoltura in Germania, affrontano sistematicamente stipendi bassi, assicurazioni sanitarie insufficienti, condizioni di lavoro non sicure e alti costi di alloggio. Questi tipi di condizioni sono frequenti nell’UE. Gli operai spesso ricevono un salario combinato di paga ad ore e paga a cottimo. Succede spesso che l’imprenditore falsifica il numero di ore lavorate. Le giornate sono lunghe, più di 10 ore e fisicamente estenuanti. Gli stagionali non hanno un’assicurazione sanitaria come quella di altri operai – anche se il loro lavoro può causare molti problemi di salute – ed è questo il motivo perché molti imprenditori non garantiscono un’assicurazione sanitaria sufficiente o richiedono che gli stessi operai stipulino assicurazioni private. Una delle forme principali nella quale gli imprenditori rubano il salario agli operai, è sottraendo di questo i costi di alloggio. Gli operai spesso dicono che questo prezzo è ridicolamente alto – ad esempio, un posto in una baracca senza cucina costa 40 euro il metro quadrato, il doppio che di un affitto senza riscaldamento, elettricità e acqua in centro a Monaco, che è una delle città tedesche con prezzi di affitto più alti. Questo tipo di rapina dei salari che si accompagna con pratiche di indebitamento degli operai verso l’imprenditore, è un esempio del tipo di sfruttamento semifeudale. Un operaio descrive le condizioni: “Questa non è l’Europa”. Centinaia di migliaia di operai vengono ogni anno in Germania per lavorare stagionalmente nell’agricoltura. Per l’imperialismo tedesco, il libero movimento della forza di lavoro nelUE è una  condizione importante per l’agricoltura poiché la maggioranza degli operai provengono da Stati dell’UE di Europa dell’Est. Il 95 % degli operai stagionali nell’agricoltura della Germania, non sono cittadini tedeschi. Un fenomeno simile si può apprezzare negli altri paesi imperialisti dell’UE, soprattutto nella Spagna e nella Francia (questi paesi di basano sempre più sugli operai provenienti dall’esterno

dall’UE). Il lavoro agricolo nei paesi imperialisti è realizzato in grande misura dagli operai migranti delle nazioni oppresse, e secondo lo studio realizzato, è il settore dove gli operai migranti sono sfruttati perfino in forme più acute di altri settori. L’evidenza di condizioni semifeudali o anche schiaviste è ben nota. Uno studio dell’UE descrive come molti delle centinaia di migliaia di operai migranti agricoli in Italia trovano lavoro tramite il sistema illegale caporalato, che si basa nei caporali, capi di squadra, che organizzano squadre di lavoro, gli forniscono di alloggio, trasporto e cibi e poi li sottraggono dei loro stipendi. Questi operai vivono sotto la minaccia di violenza, soprattutto le donne, che sono in rischio di subire abusi sessuali. Lo Stato spagnolo è il maggiore esportatore mondiale di fragole. Molti degli operai che lavorano nei campi sono donne provenienti dal  Marocco, che spesso non parlano lo spagnolo, sono quasi analfabete e sono state arruolate nelle proprie case dei loro paesini, facendole diventare completamente dipendenti dall’imprenditore e degli intermediari dei loro paesi, che stipulano i contratti con lo  stesso imprenditore. Anche, l’uso del lavoro nero, è più  diffuso nell’agricoltura e tra operai stagionali che in altri settori dell’economia nell’UE – questi operai sono privi delle tutele di base formalmente stabilite dalle norme vigenti-. Ci sono anche altri studi che mostrano l’esistenza di questo tipo di rapporti di produzione, anche nei paesi imperialisti, dove il sovrasfruttamento cresce ancora intorno al mondo. Alcune delle forme più estreme di sovrasfruttamento sono simili alle condizioni schiaviste. Intorno al mondo, la quantità di operai in condizioni di “schiavitù moderna” è cresciuta, secondo l’Indice di Schiavitù Globale, fatto dall’ONG Wal Free. In questo elenco, perfino i paesi “meno coinvolti” – come la Svizzera, la Germania, la Norvegia, la Svezzia, la Finlandia, il Giappone – migliaia di persone sono sfruttate sotto diversi condizioni in cui non hanno la relativa “libertà” degli operai, corrispondente al modo di produzione capitalista. Da condizioni di lavoro simili allo schiavismo, fino all’indebitamento forzoso, al traffico delle persone ed alla vendita di bambini, fino matrimonio combinato.  L’entità di questa forza di lavoro è stata evidenziata durante la pandemia della Covid-19, quando nel caso della Germania, si è affermato che gli operai migranti erano “essenziali” e anche se avevano delle restrizioni per l’entrata nel paese, e non era permesso loro  interagire  ogni giorno in modo normale, è stata presa la decisione di noleggiare voli speciali per il trasporto di migliaia di braccianti stagionali dall’Europa dell’Est e Centrale. Anche in quei momenti si sono violate le disposizioni della vigente legislazione lavorativa e si è accentuata l’esposizione degli operai ai rischi sanitari (come con  il virus Covid-19). I braccianti sono stati costretti s convivere in ristretti alloggi forniti dagli imprenditori come hanno mostrato i mass media. Molti studi durante questi anni mostrano che gli operai migranti nell’agricoltura lavorano in condizioni che non esistono per gli operai “nativi” nei paesi imperialisti – ecco perché loro risultano “essenziali”.