Il Nepal è un paese segnato da profonde contraddizioni. La via rivoluzionaria della guerra popolare aveva messo in crisi il vecchio ordine reazionario ed era arrivata sulle soglie della sua distruzione. La svolta revisionista e reazionaria di Prachanda, il Togliatti del Nepal, aveva interrotto momentaneamente la rivoluzione popolare. Da allora, mentre le forze maoiste rivoluzionarie preparano la ripresa della guerra popolare, è enormemente cresciuta l’instabilità politica, la corruzione, la povertà diffusa e la frustrazione sociale. Per comprendere ciò che sta succedendo oggi è necessario partire dal passato, ma anche considerare i mutamenti recenti, sino agli eventi di settembre 2025, che evidenziano l’approfondimento, in senso rivoluzionario, di tutte le contraddizioni del capitalismo burocratico legato all’espansionismo indiano, all’imperialismo cinese ed a quello occidentale.

Dal 1996 al 2005 il Nepal è stato teatro di una guerra popolare diretta dalle forze rivoluzionarie maoiste, una gloriosa rivoluzione contadina, proletaria e giovanile che ha attaccato le forze politiche e statali reazionarie e duramente colpito le strutture economiche feudali e quelle del capitalismo burocratico.  In seguito al colpo di Stato del 2005 di Gyanendra, Prachanda e il Partito Comunista del Nepal (Centro Maoista) invece di portare avanti, nelle nuove ed ancora più favorevoli condizioni, la linea della rivoluzione, hanno scelto di dar vita ad un fronte opportunista con i partiti borghesi e, su quella base, in cambio della soppressione della monarchia hanno dato vita ad un cosiddetto “sistema parlamentare costituzionale multipartitico”. Il partito ha abbandonato la denominazione di “centro maoista” ed assunto quella di Partito Comunista del Nepal (Centro unificato). Le armi del Partito Comunista (Centro Maoista) di Prachanda e delle componenti dell’esercito popolare sotto il suo controllo sono state consegnate all’esercito reazionario nepalese sotto supervisione ONU. L’Esercito di Liberazione è stato smantellato e la rivoluzione agraria è stata dichiarata conclusa. I governi che si sono succeduti sono stati quasi sempre nelle mani del Partito Comunista del Nepal (Marxista-Leninista – UML), un partito reazionario che si era contrapposto frontalmente alla guerra popolare. Nel 2018 questo partito si è formalmente fuso con quello di Prachanda. Lo stesso Prachanda ha occupato in più occasioni posti di responsabilità nei governi reazionari socialfascisti che, oltre a continuare la loro politica al servizio del semi-feudalesimo e del capitalismo burocratico, hanno sempre più messo il Nepal nelle mani dell’India e dell’imperialismo (Cinese, Usa ed europeo).

In seguito alla svolta togliattiana di Prachanda che ha tradito la rivoluzione nepalese, i maoisti rivoluzionari sono usciti da tale partito con una pubblica autocritica per le illusioni che avevano riposto in Prachanda. Da allora le forze maoiste rivoluzionarie che hanno costituito un nuovo partito hanno operato all’opposizione dello Stato reazionario e dei suoi governi socialfascisti, denunciando il capitalismo burocratico, le mire dell’India e delle potenze imperialiste, la corruzione e il continuo impoverimento delle larghe masse popolari e contadine. I maoisti, molti dei quali membri dell’Esercito Popolare, che si erano rifiutati di seguire il corso revisionista, hanno innalzato la grande parola d’ordine della preparazione della ripresa della guerra popolare.

Negli anni il Nepal è precipitato in una crisi economica, sociale ed egemonica sempre più profonda. Lo stesso partito revisionista di Prachanda ha perso negli ultimi anni due terzi dei suoi elettori. Prachanda nel luglio del 2024 è stato costretto a dimettersi da capo del governo. Da allora a pochi giorni fa il governo è stato retto da una coalizione di centro-sinistra capitanata dal socialfascista K.P. Sharma Oli del PC(marxista-leninista UML). Questa situazione di crescente instabilità e di nuovo sviluppo oggettivo e soggettivo della tendenza alla rivoluzione ha sempre più preoccupato l’espansionismo fascista indiano ed i vari imperialismi. Nello stesso tempo ha accentuato i loro appetiti e le loro mire volte a impadronirsi pienamente del Nepal e a spartirselo tra loro.  Sempre più queste forze, insieme al capitalismo burocratico, allo stesso esercito reazionario e ai residui mai eliminati realmente della monarchia, hanno iniziato a tramare per dare vita ad una ulteriore svolta reazionaria alla situazione del paese, instaurare un “governo forte”  e per portare a segno un nuovo attacco alla sua indipendenza politica.   

La tendenza alla rivoluzione e le trame dell’India e delle altre potenze imperialiste sono alla base dell’attuale situazione rispetto alla quale un calzante parallelo storico è quello relativo alla rivoluzione russa del febbraio del 1917 che, nonostante la parte svolta in tale evento dalle manovre delle forze militari e degli agenti segreti dell’Inghilterra, ha poi aperto la strada alla rivoluzione d’Ottobre.

Il Nepal in questi giorni è stato scosso da grandi mobilitazioni di massa. L’elemento del tutto secondario, ma formalmente scatenante, è risultato il divieto imposto dal governo su 26 piattaforme di social media, tra cui Facebook, WhatsApp e Instagram. Le proteste sono iniziate tra studenti e giovani urbani, ma in breve si sono estese a lavoratori precari, contadini impoveriti, piccoli commercianti e famiglie colpite dall’emigrazione. Non si tratta quindi di un fenomeno limitato alla cosiddetta “Gen Z”, ma di un malcontento sociale e politico ampio, profondamente radicato nelle contraddizioni della società nepalese.

La polizia ha usato gas lacrimogeni, proiettili e manganelli, causando almeno quasi cento morti e migliaia di feriti. Durante le proteste sono state sottratte armi appartenenti alle forze di sicurezza. L’esercito nepalese reazionario ha recuperato decine di fucili mitragliatori tra Kathmandu e Pokhara. La caduta del Primo Ministro socialfascista K.P. Sharma Oli e lo scioglimento del Parlamento con la nomina di un governo tecnico guidato dalla tecnocrate Sushila Karki, non hanno affatto allentato le tensioni, indicando che la questione è strutturale e può essere affrontata e risolta solo in modo rivoluzionario. Prachanda ha confermato il suo ruolo di sostegno al socialfascismo invitando i manifestanti a rimanere all’interno del quadro legale e a evitare atti di violenza indiscriminata.

Il leader fascista indiano Modi ha recentemente dichiarato che l’India è pronta ad intervenire nel caso in cui si verificasse un incremento dell’instabilità governativa. Dato che la crisi del Nepal è irreversibile e crescente, la questione dell’interventismo indiano è un ulteriore elemento di accentuazione delle contraddizioni  in senso rivoluzionario.

I maoisti italiani si schierano con i maoisti rivoluzionari nepalesi che preparano la guerra popolare e difendono l’indipendenza del Nepal, sostengono le mobilitazioni di massa, condannano la repressione fascista e denunciano il ruolo politico delle miserabili formazioni rossobrune nostrane (vedi il comunicato stampa congiunto del Movimento per la Rinascita Comunista e di Resistenza Popolare), che si schierano con le forze socialfasciste e con lo Stato reazionario presentando la ribellione popolare come un movimento anticomunista frutto delle manovre degli USA e della Monarchia. Non molto dissimile anche se apparentemente più distaccato e più orientato in senso giornalistico è ‘articolo pubblicato da Contropiano, giornale online populista di sinistra della Rete dei Comunisti.

 

PER LA DEMOCRAZIA POPOLARE

Fonti

 

https://redherald.org/2025/09/09/the-nepalese-government-falls-revisionists-brutally-repress-the-people/  [Comprende il comunicato del partito maoista nepalese Revolutionary Communist Party of Nepal (RCP)]

https://redherald.org/2025/09/13/revolutionary-students-front-context-nepal-imperialist-plot-vs-revolutionary-potential/

https://futurasocieta.org/iniziative/a-fianco-dei-comunisti-e-del-governo-del-nepal/ [il miserabile comunicato dei rossobruni].

https://contropiano.org/news/internazionale-news/2025/09/12/cinque-tesi-sulla-situazione-in-nepal-0186475 [articolo di Contropiano]