Nella repubblica Ceca il seguente emendamento stato approvato ad inizio giugno alla Camera dei deputati: “Chiunque fonda, sostiene o promuove movimenti nazisti, comunisti e/o altri movimenti che mirano in modo dimostrabile a sopprimere i diritti umani e le libertà, o sposa rancori o malumori razziali, etnici, nazionali, religiosi o di classe verso un altro gruppo di persone sarà punito con la privazione della libertà per un periodo da uno a cinque anni”.[1]
Tale emendamento propone in modo del tutto strumentale l’equiparazione[2] tra fascismo e comunismo al fine di colpire a fondo sia l’antifascismo che l’ideologia e la pratica del proletariato rivoluzionario. La tendenza all’approvazione delle leggi fasciste volte esplicitamente a colpire l’ideologia e la politica dei comunisti risulta oggi particolarmente presente nei paesi oppressi dell’Europa Orientale precedentemente dominati dal social-imperialismo sovietico. La fascistizzazione degli ordinamenti che in tali paesi è particolarmente accentuata ha diverse funzioni. Ciò è il riflesso delle necessità espansionistiche dell’imperialismo statunitense e dei paesi imperialisti europei, che, negli scorsi decenni, hanno approfittato del temporaneo indebolimento e collasso del social-imperialismo russo e che adesso sono impegnati nello sviluppo della guerra inter-imperialista. È infatti anche uno strumento della lotta inter-imperialista degli imperialisti americani ed europei contro l’imperialismo russo, visto che il Nuovo Zar Putin tende a richiamarsi all’esperienza dell’URSS in funzione dell’affermazione di un ruolo egemonico dell’imperialismo russo nell’Europa orientale e nei Balcani. In questo quadro l’anticomunismo reazionario è visto come un utile strumento di provocazione verso l’imperialismo russo e come passaggio obbligato della preparazione di ulteriori e più rilevanti passi in avanti della guerra inter-imperialista.[3] In questo senso tali leggi hanno anche lo scopo di disgregare le forze socialfasciste al fine di reincorporarne i frammenti in un unico partito di potere fascista o di spingere tali forze ad abbandonare ogni velleità di opposizione sociale e politica in cambio della possibilità di continuare a svolgere un ruolo nell’ambito della farsa parlamentare.
Per comprendere tutto questo processo bisogna ricollegarlo all’inizio della Terza Guerra Mondiale inter-imperialista nel 2022. Dopo il colpo di stato di Maidan del 2014 l’Ucraina è diventata una dittatura fascista, uno strumento degli americani puntato contro l’imperialismo russo. Nel 2015 il falso parlamento ucraino ha approvato una legge ripugnante dove si bandivano i simboli comunisti paragonandoli a quelli nazisti, elogiando i briganti tagliagole e antisemiti collaborazionisti al servizio dei nazi-fascisti come “salvatori della patria”. Una campagna anti-comunista come non si vedeva da decenni è stata messa in atto, portando all’abbattimento di statue, immagini e tutto ciò che possa anche solo ricordare il comunismo. Tale legislazione è servita da cemento per esacerbare la contraddizione contro l’imperialismo russo e in particolare con la borghesia al suo servizio negli Oblast di Lugansk e Donec’k . In tali regioni il Partito Comunista Ucraino, strettamente legato al partito revisionista di Zyuganov, ha grandi consensi. Entrambi tali partiti sono un prolungamento della politica guerrafondaia e fascista del Nuovo Zar in Ucraina, contribuendo a dare di tale guerra un’immagine falsamente progressiva.
Nel 2022 a seguito dell’invasione da parte degli imperialisti russi, il governo ucraino ha messo al bando 22 organizzazioni politiche che facevano anche semplicemente riferimento ad un generico “anti-fascismo” o a posizioni socialdemocratiche, di cui alcune anche parlamentari, con la scusa di essere sostenitrici dell’imperialismo russo; con questo termine in Ucraina si tendono anche colpire posizioni semplicemente pacifiste borghesi, che si oppongono a fornire ulteriore carne da cannone per i comprador ucraini al servizio degli imperialisti americani o che comunque non si allineano completamente con tali posizioni. In Ucraina esistono forze di sinistra e maoiste ancora deboli e sulla difensiva che si stanno organizzando in autonomia dai due campi imperialisti e che si trovano in grande difficoltà a causa di queste leggi fasciste.
Gli imperialisti statunitensi ed europei hanno utilizzato l’anticomunismo in Europa Orientale come strumento per espandere la NATO e l’Unione Europea e per suscitare il clima politico utile alla propria espansione ai danni degli stati oppressi dell’Est Europa, per contenderli all’imperialismo russo. Tuttavia, sebbene tali paesi siano per tali ragioni all’avanguardia di tali processi, non bisogna neanche sottovalutare che gli analoghi processi di fascistizzazione nei paesi imperialisti europei portano verso direzioni molto simili. Anzi vediamo che le leggi anti-comuniste in tali paesi stanno venendo prese in considerazioni e recepite anche in tali ordinamenti adesso che lo schieramento contro l’imperialismo russo sta diventando un elemento permanente dello scenario politico europeo, che conduce alla mobilitazione totale e alla demonizzazione dell’avversario, fino ad arrivare alla leva militare e all’economia di guerra.
Tale tendenza cerca di presentare l’anticomunismo come espressione di una politica volta a sanzionare il cosiddetto “totalitarismo”. Nei vari Stati imperialisti tutte le norme che sostengono di voler sanzionare il “totalitarismo” mirano a colpire la propaganda e l’iniziativa degli antifascisti e dei comunisti rivoluzionari. Al contrario quasi nessuna difficoltà incontrano i gruppi fascisti dediti alle attività squadriste e terroriste extra-legali, protetti, come in Italia dalle forze fascio-populiste al potere, dallo Stato e dalla polizia. In Italia abbiamo persino la terza carica dello Stato che si vanta di possedere busti di Mussolini.
Riguardo alla campagna contro il “totalitarismo” ed alla relativa approvazione di nuove leggi anticomuniste, va anche tenuto presente come spesso il tutto si basi su una ripresa e su un’accentuazione di una legislazione di vecchia data. Per esempio, in Germania Federale il Partito Comunista Tedesco era stato bandito dalla Commissione Costituzionale nel 1956 con la conseguenza che il semplice far riferimento ai simboli di organizzazioni bandite dalla Commissione diventava punibile con multe e pene detentive. Ciò ha creato un pericoloso precedente che può facilmente tradursi in un divieto di simboli e propaganda comunisti quando la situazione lo richieda. Soprattutto per quelle organizzazioni, siano esse maoiste o semplicemente anti-fasciste e democratiche, che vogliono riferirsi al KPD di Luxemburg, Liebknecht e Thälmann nella propria attività.
La campagna contro il “totalitarismo” e le nuove leggi che vengono emanate e legittimate di volta in volta sulla base di tale campagna, si estendono facilmente a tutte le organizzazioni anti-fasciste ed anti-imperialiste, come quelle attive nel sostegno alla resistenza armata del popolo palestinese (che in Germania hanno subito una repressione particolarmente feroce). Comunismo-totalitarismo-antifascismo-terrorismo (islamico o meno) diventano tutti termini interscambiabili.
L’Unione Europea ha recepito anche le richieste degli stati più anticomunisti e fascisti. Nel 2006 una mozione dell’Unione Europea ancora si stupiva che vi fossero partiti comunisti che non condannavano il “passato stalinista”.[4] Si redarguiscono per es. i partiti e le organizzazioni comuniste che ancora non hanno seguito il percorso della Sinistra Europea e di Rifondazione Comunista, ripudiando come “totalitari” esperienza come quelle dell’Unione Sovietica di Stalin e la Cina Popolare di Mao.
La risoluzione del 2019 sulla Memoria Storica ha auspicato che tutti gli ordinamenti recepiscano i divieti di simbologia fascista e comunista. Si scrive inoltre di “vietare di fatto i gruppi neofascisti e neonazisti e qualsiasi altra fondazione o associazione che esalti e glorifichi il nazismo e il fascismo o qualsiasi altra forma di totalitarismo, rispettando nel contempo l’ordinamento giuridico e le giurisdizioni nazionali.” Questo dopo aver incluso più volte il comunismo e lo “stalinismo” tra queste forme di “totalitarismo”.
Il fascismo avanza oggi su scala mondiale ben al di là dei paesi come l’Ungheria e la Repubblica Ceca. Lo sviluppo della crisi generale dell’imperialismo crea le condizioni oggettive per lo sviluppo della tendenza alla rivoluzione proletaria a livello mondiale. La marea del fascismo è il riflesso della crisi generale, dell’accentuazione di tutte le contraddizioni del sistema imperialista e dello sviluppo della tendenza oggettiva e soggettiva alla rivoluzione mondiale. In questo processo si decompongono le vecchie forme partitiche e sindacali della borghesia, si accentua la crisi egemonica degli Stati reazionari, avanza ovunque sulle macerie dei vecchi ordinamenti borghesi cosiddetti “liberal-democratici” una cultura irrazionalistica, classista, razzista, maschilista. Personaggi come Trump e Putin interpretano e rappresentano bene questo tipo di “cultura”. Le vecchie forze liberal-reazionarie e socialdemocratiche, come per es. quelle che in Italia hanno costituito il PD non sfuggono a questo tipo di dinamiche. Se da una parte sono costrette a darsi una facciata progressista e persino antifascista ed a sollevare strumentalmente la questione degli interessi economici dei lavoratori, dall’altra sono parte attiva dei processi di fascistizzazione, di riarmo e di proiezione imperialistica e guerrafondaia. Di fatto si tratta di forze social-fasciste che competono con le destre fascio-populiste al governo per la gestione di questi processi, ma che a loro volta saranno costrette a spingersi sempre più a destra sino, almeno in parte, a convergere in un unico partito nazionale di stampo fascista.
Leggi come quelle emesse dalla repubblica Ceca, così come quelle relative in Italia ai DDL sicurezza, tolgono spazi residuali alla libertà di espressione, di organizzazione, di manifestazione e di opposizione, ostacolano la propaganda alla “luce del sole” per le forze comuniste effettivamente rivoluzionarie e creano difficoltà alle forze democratiche, antifasciste e rivoluzionarie emergenti.
La guerra inter-imperialista non fa che accentuare il processo di fascistizzazione e la marcia verso una militarizzazione più spinta dell’economia e della politica. Guerra imperialista, fascismo e anti-comunismo si mostrano come tendenze che si rafforzano a vicenda.
Siamo ben lontani dalla situazione che si esisteva ancora nell’Europa durante la Seconda Guerra Mondiale, dove nei paesi in cui il fascismo non aveva ancora trionfato, pur in una crescente repressione e sostegno alla fascistizzazione, erano riconosciuti ai partiti marxisti-leninisti legati alla Terza Internazionale grandi possibilità di manovra e di propaganda.
Un ulteriore risoluzione dell’Unione Europea del Gennaio 2025 ha ribadito la richiesta di vietare i simboli fascisti e “comunisti sovietici” e ha auspicato che si agisca con il fine di paragonare le menzogne anticomuniste sul Holodomor e su altri immaginari “genocidi” al negazionismo nazi-fascista dell’Olocausto. Tutto ciò evidenzia come gli spazi di organizzazione legale per i comunisti rivoluzionari, ma anche semplicemente per intellettuali democratici che vogliono opporsi ad una fascistizzazione in atto che viene giustificata quale difesa della “civiltà occidentale” e della “democrazia liberale”, si stiano sempre più assottigliando. Tali mozioni sebbene non abbiano immediate conseguenze giuridiche e legali, forniscono le basi per attuare e recepire nei diversi ordinamenti, a seconda delle necessità e dei rapporti di forza, divieti, ostacoli e messa al bando di organizzazioni comuniste e anti-fasciste.
Una proposta di legge di Fratelli d’Italia, presentata nel 2021, si basava proprio sulla mozione del 2019 ma ne estendeva la portata anche al “terrorismo islamico” proponendosi di colpire tutti quei partiti e organizzazioni espressione degli immigrati dei paesi musulmani oltre che le organizzazioni arabe o meno che solidarizzano con la lotta del popolo palestinese. Tutte organizzazioni che oggi vengono direttamente attaccate nello stesso DDL 1660 al punto che punisce il “terrorismo della parola”. Quando il governo fascista in carica avrà accumulato sufficiente forza è assai probabile che presenterà però ulteriori proposte del genere per porre fuori legge i comunisti e gli anti-fascisti, potendo contare adesso su un parlamento nero reazionario a sua completa disposizione.
Nella fase attuale il processo di fascistizzazione non avviene come nel passato con la piena esautorazione del parlamento. Attraverso una guerra di posizione reazionaria si sviluppa una fascistizzazione ed uno svuotamento dei regimi cosiddetti “liberali” piuttosto che un processo di rapida instaurazione di una dittatura fascista aperta.
Il razzismo, le deportazioni, l’anticomunismo si portano più avanti con l’attacco “postmoderno” a qualsiasi “estremismo” con l’espulsione dal “quadro democratico” di tutte le forze “totalitarie” piuttosto che direttamente con i vecchi metodi. Un attacco più velato, ma sicuramente efficace e in nulla diverso nella sostanza. Tutto ciò è espressione della trasformazione ormai pienamente al suo stadio ultimo e terminale degli ordinamenti liberali in ordinamenti fascisti, con la piena espulsione da tali ordinamenti di tutte le forze che non accettano i “valori della democrazia liberale”, cioè di tutte le forze che cerchino semplicemente di costruire rapporti di forza favorevoli alla difesa dei diritti delle classi e delle minoranze oppresse. Tale trasformazione ha carattere permanente e rappresenta di fatto un punto di non-ritorno.
Si tratta dunque di una denuncia monca quella che rileva il problema dell’anti-comunismo, perché si tratta anche di comprendere come il problema di tale tipo di legislazione sia in ultima analisi un passaggio dell’accentuazione della contraddizione tra rivoluzione e contro-rivoluzione. Inoltre si tratta di capire che nel quadro dell’attuale processo di fascistizzazione non si possano più porre le questioni nel quadro di un diritto presuntamente democratico-borghese. Qui il problema è quello di una lotta effettiva e rivoluzionaria, non quello liberale-borghese di creare un’opinione pubblica che eserciti una pressione sui governi reazionari con l’illusione di poterne modificare gli indirizzi politici. Il problema fondamentale è quello di un fronte democratico-popolare e anti-fascista guidato dalla classe operaia e dai comunisti rivoluzionari da contrapporre all’ascesa del fascismo e dell’anticomunismo. Non è quello di proporre la democrazia borghese ma quello di una democrazia popolare guidata dal proletariato. Fuori da tale impostazione non è possibile oggi lottare in maniera conseguentemente contro l’ondata anti-comunista e anti-fascista.
PER LA DEMOCRAZIA POPOLARE
Note
[1] https://romea.cz/en/czech-republic/czech-lower-house-passes-amendment-explicitly-criminalizing-promotion-of-communism-as-well-as-nazism-and-protecting-victims-targeted-for-bias-crime-because-of-disability-gender-or-sexual-orientation
[2] Tale equiparazione è stata sostenuta apertamente da diversi sostenitori e propositori della legge per es. Michael Rataj, uno dei promotori della legge ha affermato: “Entrambe queste ideologie totalitarie sono estranee allo spirito libero di questo Paese, ed entrambe sono state ugualmente mostruose.” Martin Exner, un altro promotore ha affermato: “Le esecuzioni degli oppositori sono state perpetrate da entrambi [comunisti e nazisti], i campi di concentramento e i gulag sono stati gestiti da entrambi i regimi, l’antisemitismo ha fatto parte di entrambi i regimi, il monopolio del potere imposto con la violenza ha fatto parte di entrambi i regimi, l’occupazione degli Stati vicini è stata fatta sia dal comunismo che dal nazismo, i piani per il dominio violento del mondo, ancora una volta, erano portati avanti sia dai nazisti che dai comunisti, l’ideologia della paura e dell’odio faceva parte di entrambi i regimi, e qui si differenziavano solo per il fatto che l’odio nel nazismo era razziale e nazionale, mentre l’odio nel comunismo era basato sulla classe, ma i mezzi erano sempre gli stessi: campi, omicidi, totalitarismo.”
[3] Questo sebbene lo stesso Nuovo Zar Putin abbia più volte sostenuto tale anti-comunismo, come nel caso del suo delirante discorso guerrafondaio in cui accusò i bolscevichi di aver creato l’Ucraina, e richiami l’esperienza sovietica in termini nazionalistici enfatizzando in particolare il ruolo assunto dall’ex-URSS con la fine degli anni sessanta.
[4] “I partiti comunisti sono legali e attivi in alcuni Paesi, anche se in alcuni casi non hanno preso le distanze dai crimini commessi in passato dai regimi comunisti totalitari.” (https://assembly. coe.int/nw/xml/xref/xref-xml2html-en.asp?) Tale ragionamento ovviamente contiene l’idea che l’approvazione del “totalitarismo comunista” sia motivo di esclusione dall’ambito di ciò che viene considerato “ambito legale e parlamentare”.